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Servo di Dio József Mindszenty

O Dio, tu scegliesti il Cardinale József Mindszenty come vescovo e pastore fedele fino alla morte in tempi di persecuzione e testimone della verità e della carità.
Concedi al tuo fedele popolo la gioia di venerare presto il tuo servo, il cardinale József Mindszenty tra i santi della Chiesa. Per Cristo nostro Signore. Amen.

Il Servo di Dio József Mindszenty

Il 1 ottobre 1973 Gyula Eöry, nascosto dietro l'altare, scattò una foto del cardinale nella cappella dei pellegrini del santuario della Madonna di Máriapócs a Matawan (Stati Uniti) gestita dai religiosi basiliani di rito bizantino. Questa foto, che sembra un'icona, ha ispirato varie immaginette, copie stampate e quadri.
 

Isten Szolgája

Nel 1977, per la prima volta, padre Julián Füzér chiese al pittore Béla Schmidt di realizzare questo grande quadro a olio, che poi donò al Museo Mindszenty di Mariazell. Questo quadro, pieno di emozioni e di una spiritualità profonda, è diventato il ritratto più famoso del cardinale in quanto prelato ed ha ispirato molte altre opere d'arte.

Isten Szolgája 2

«All'inizio della mia visita pastorale, desidero rievocare, qui a Esztergom, la memoria del cardinale József Mindszenty, questo prelato amato e venerato, che ci ha lasciato la testimonianza preziosa della fedeltà a Cristo e alla sua Chiesa e dell'amore verso la patria. Sempre benediremo il suo nome.» (Papa san Giovanni Paolo II)

«Nella testimonianza straordinaria della fedeltà del cardinale Mindszenty alla Chiesa è costantemente presente la sofferenza. Il cardinale-arcivescovo imperterrito di Esztergom diede un esempio di virtù nobili al mondo cattolico. Portava la corona di spine con la dignità di un pastore santo e ci ha lasciato la memoria di un personaggio ecclesiastico nobile che per molti anni aveva pregato e sofferto per il suo popolo. Quando lasciò il suo Paese amato, con tale spirito scrisse a papa Paolo VI: "Pongo davanti ai piedi di Sua Santità questo sacrificio, con umiltà e con la convinzione che anche la maggior sofferenza dell'uomo diventa piccola quando promuove il servizio di Dio e il bene della Chiesa."

Oggi desidero esprimere la mia venerazione per questo grande sacerdote, vescovo e primate della Chiesa ungherese a nome della Chiesa alla quale fu sempre estremamente fedele.» (Papa san Giovanni Paolo II)

«La persona e la testimonianza di József Mindszenty furono sempre accompagnate dall'autorità benevolente del vescovo di Roma. E come lui rivolse lo sguardo verso la rocca della Chiesa e ne ottenne forza per sopportare la prigionia, il dolore e l'oscurità introno a lui, così lo guardavano i successori di Pietro con rispetto e affetto, come un testimone vivo e illustre della fortezza evangelica invincibile.» (Papa san Giovanni Paolo II)

 

Le date più rilevanti del processo di canonizzazione di József Mindszenty

26 febbraio 1993 L'arcivescovo di Vienna trasferisce la sua competenza rispetto il processo di canonizzazione da iniziare al primate-arcivescovo di Esztergom.
8 maggio 1993 Viene organizzato il primo «pellegrinaggio nazionale Mindszenty», che sin da allora è organizzato dalla Chiesa cattolica ogni anno a Esztergom intorno al giorno della morte del cardinale.
15 giugno 1993 La dichiarazione (nihil obstat) della Santa Sede stabilisce che i suoi organi non hanno trovato nessun dato che potrebbe escludere la possibilità di iniziare il processo di canonizzazione.
16 dicembre 1993 La Conferenza Episcopale Cattolica Ungherese considera che sia giunto il momento opportuno per iniziare i processo di canonizzazione e promette il suo appoggio unanime.
19 marzo 1994 Il processo di canonizzazione viene aperto nel Seminario Centrale di Budapest.
4 gennaio 1996 Gli esperti teologi confermano che negli scritti del cardinale Mindszenty non vi è qualcosa di contrario alla fede cattolica e ai buoni costumi; gli storici incasellano e valutano la documentazione raccolta e formulano la loro opinione sulla persona e sul ruolo storico del cardinale.
2 luglio 1996 Si finalizza la documentazione.
31 luglio 1996 La fase diocesana dell'inchiesta viene chiusa.
22 ottobre 1996 La consegna ufficiale della documentazione a Roma.
9 novembre 1999 La Congregazione delle Cause dei Santi riconosce l'autenticità dei documenti e la conformità dell'inchiesta diocesana alle regole e alle norme ecclesiastiche.
10 novembre 1999 Comincia lo studio di una presunta guarigione miracolosa attribuita all'intercessione di József Mindszenty.
16 novembre 2000 Lo studio diocesano della guarigione viene chiuso (la documentazione può essere valutata a Roma soltanto dopo il riconoscimento della santità del cardinale).
2005 La Conferenza Episcopale Cattolica Ungherese stabilisce un litisconsorzio con la Fondazione Mindszenty, promotore della causa, per promuovere il processo di canonizzazione del Servo di Dio József Mindszenty.
2007 Il responsabile attuale del processo a Roma, P. Vincenzo Criscuolo OFM viene nominato come relatore della causa. Comincia l'elaborazione della Positio.
2012 La Commissione Permanente della Conferenza Episcopale Cattolica Ungherese conferma ufficialmente la sua richiesta della beatificazione e canonizzazione del cardinale.

Dalla lettera circolare della Commissione Permanente della Conferenza Episcopale Cattolica Ungherese

Isten Szolgája 3

Il Servo di Dio cardinale József Mindszenty era coraggioso, franco, anzi – come lo descrisse papa Paolo VI dopo la sua morte – imperterrito. Amava la Chiesa e il suo Paese. Difendeva il suo popolo, difendeva la fede e l'umanità in un'epoca nella quale forze storiche fortissime stavano distruggendo l'Ungheria e il mondo. Irradiava la forza della verità.


La sua persona e la sua venerazione continuano a penetrare nel profondo delle nostre anime. Il suo processo di beatificazione è in corso a Roma da vari anni. Nel 2006 la Conferenza Episcopale Ungherese è entrato nel processo: ora anche noi chiediamo ufficialmente la sua beatificazione e canonizzazione. Lo chiediamo perché lo consideriamo un santo.


Non lo possiamo ritenere semplicemente un politico. Sebbene spesso si occupò di tematiche inerenti alla politica, le sue prese di posizione sempre nacquero dalla sua fede cattolica. Quando alzò la sua voce contro il razzismo e la persecuzione degli ebrei, quando pretese, secondo alcuni in modo innocuo ma profetico, che i nazisti e le Croci frecciate rendessero senza lotte l'Ungheria occidentale e non continuassero la distruzione insana, ciò non era una tattica. In tutta la sua vita ha difeso imperterritamente la verità, indipendentemente dal regime politico del momento. Difendeva l'immagine di Dio, cioè l'uomo, la vita umana e la verità eterna del comandamento di «Non uccidere!». Quando, dopo la Seconda guerra mondiale, alzò la sua voce contro il confinamento degli svevi e a favore degli ungheresi espulsi dalla Cecoslovacchia, lo fece guidato dalla stessa convinzione di fede. Resistette alla pressione antireligiosa e anticulturale della dittatura stalinista perché si preoccupava per il suo popolo e per la Chiesa.


La sua persona diventò un simbolo: il simbolo della comunità cattolica ungherese e di tutto il popolo travagliato e oppresso. Durante la sua carcerazione i comunisti tentarono di indebolire il cardinale Mindszenty sia spiritualmente che fisicamente. Tuttavia nel 1956 fu liberato.


Inchiniamoci alla sua grandezza. La nostra celebrazione sarà degna di lui se anche noi rispettiamo l'intera verità della nostra storia, se contempliamo l'uomo e il mondo alla luce di Cristo. Se non guardiamo il nostro passato e il presente con la parzialità di un gruppo d'interesse, ma con il coraggio dell'amore disposto ad accettare e riconciliarsi con tutti. Se respingiamo tutte le forme di razzismo e di odio nazionalistico con la fermezza della nostra fede. Se amiamo il nostro popolo e, allo stesso tempo, riconosciamo e amiamo l'immagine di Dio in tutti gli altri, così come la sua sapienza, creatrice di culture.


Prima di tutto, Mindszenty era un uomo credente. Vide le sofferenze e la resistenza di altri vescovi, sacerdoti, religiosi e laici. Fu capace di parlare con affetto e comprensione anche di coloro che la persecuzione aveva sconfitto. Fu sempre obbediente al successore di san Pietro. Anche quando gli risultò spiritualmente difficile.


Sulla tomba del cardinale Mindszenty a Esztergom si legge: «Devictus vincit» – vinto, ma vittorioso. Che la verità divina che lui volle servire nella sua vita sia una fonte di forza animatrice, di rinnovamento spirituale, riconciliazione e confidenza per tutti noi!

Cardinale Péter Erdő, arcivescovo Csaba Ternyák,
arcivescovo Balázs Bábel, vescovo András Veres

Budapest, gennaio 2012